
PER SAPERNE DI PIU'
In auto o in pullman, in moto, in bicicletta od a piedi, per giungere a Vetreta provenendo dalla costa, si deve necessariamente avere a che fare con Schiantapetto, una lunga e ripida salita che copre tutti i circa 200 metri di dislivello che ci sono tra la piana della Arialla ed il colle su cui sorge la splendida città di Massa Marittima. Questo tratto di strada ha preso il suo bizzarro nome in tempi ormai remoti, quando i mezzi di trasporto erano a trazione animale. Sembra, infatti, fosse abbastanza frequente che i cavalli, nell'affrontare la salita trainando carri magari troppo pesanti, per lo sforzo schiantassero il petto o pettorale, ossia la finitura in cuoio posta appunto sul petto dell'animale e sulla quale grava gran parte del tiro. Comunque, se con fare baldanzoso volessimo provare a misurarci anche noi, a piedi o in bicicletta, con questa via avremo la conferma della giustezza del suo nome dal nostro cuore, il quale cercherà prepotentemente di “schiantarci il petto!”





Arrivati a metà di Schiantapetto, dopo il curvone della Vignamurata e la grande quercia gobba, si incontra sulla destra la stretta strada sterrata che porta al minuscolo borgo chiamato Vetreta. Lì, affacciate su un grande piazzale, troviamo l’Officina Comunale, che contiene l’impianto di pompaggio idrico dell’acquedotto, la chiesa consacrata a San Bernardino da Siena e l’annessa abitazione. Leggermente defilati, invece, troviamo la casa del fontaniere sulla sinistra e il podere del proprietario dei terreni vicini sulla destra.
Nei cenni storici si evidenzia che Vetreta ha avuto negli anni una grande importanza, anche se a periodi alterni. Nel medioevo vi si trovava un grande convento francescano, ma oggi è un luogo quasi del tutto abbandonato e come unico vestigio del tempo che fu ha solo la chiesa consacrata al Santo, purtroppo chiusa per le pessime condizioni in cui versa. I cartelli all’inizio della strada, però, recano le scritte Santuario e Convento di S. Bernardino a Vetreta e non è raro che un visitatore, ben consapevole delle meraviglie offerte dalla zona ceda all’invito delle segnalazioni e percorra fino in fondo quel chilometro di strada. Di conseguenza non c’è da stupirsi, se il malcapitato una volta giunto a Vetreta, non trovando né Santuario né Convento, faccia dietrofront senza neppure fermarsi, deluso per il tempo perso e la polvere accumulata, ma c’é da rammaricarsi per avergli lasciato un ricordo negativo del posto. Certo! Non si può paragonare la chiesa di Vetreta con la Piazza del Duomo o con l'Arco Senese di Massa Marittima, ma sicuramente ha lo stesso valore storico e notevoli potenzialità.
La bellezza di Vetreta è stata riconosciuta e immortalata anche da alcuni artisti del luogo, che l’hanno messa al pari delle altre bellezze di Massa Marittima e dei dintorni, mi riferisco a Ester Tarabocchia e Dino Petri, comunque non era raro vedere persone armate di cavalletto e pennelli aggirarsi nei dintorni.
Parlo con orgoglio di Vetreta perché io faccio parte di una delle due famiglie che nella storia recente sono state il simbolo di Vetreta, coprendo con la loro presenza dagli anni ‘30 agli anni ‘80. Noi eravamo la famiglia del fontaniere, prima coltivatore, poi appaltatore degli impianti dell’acquedotto ed infine, per i vari passaggi di gestione, dipendente comunale, l’altra famiglia era quella del proprietario dei terreni vicini, capace di far sembrare un orto un giardino e di ricavare da vivere anche dal più impervio degli angoli. Abbiamo vissuto per anni, fianco a fianco, in un invidiabile rapporto di amicizia e di rispetto. Negli anni ’50 abbiamo assistito al risveglio di Vetreta, alla nuova consacrazione della chiesa, ai restauri, agli abbellimenti e al rinato interesse. Eravamo lì quando la casa attigua venne nuovamente abitata da persone che si presero cura della chiesa e per anni svolsero il loro lavoro in modo amorevole. Fu un periodo florido, la bellezza del posto, curato e valorizzato dagli abitanti era tale che molti vi vollero celebrare il proprio matrimonio. Le funzioni religiose erano ricorrenti e ci furono persino processioni in onore di San Bernardino da Siena, con tanto di petali di fiori e candele lungo tutto il tragitto dal paese.


Purtroppo con il passare degli anni noi ragazzi siamo cresciuti e la vita ci ha portato lontani, e i nostri genitori sono invecchiati e si sono trasferiti in paese per comodità. Il nostro posto fu preso da una comunità di recupero per tossicodipendenti che aveva acquistato anche parte dei terreni. Inizialmente, fummo tutti molto contenti, quei ragazzi avevano lo stesso amore per Vetreta che avevamo noi, ma il progetto messo su dalla Comunità Incontro non ha avuto fortuna e la proprietà è stata venduta di nuovo.
Dopo l'oblio e tutti i problemi dell'abbandono.
Oggi a parte il podere, è tutto in pessimo stato, la chiesa di San Bernardino sono anni che non vede una funzione, l’acquedotto si è occupato solo di manutenzioni mirate al funzionamento impiantistico e l’abitazione del fontaniere, non più necessaria, è in condizioni pessime.
Ogni tanto io e i miei familiari passiamo a salutare la nostra vecchia casa, ma è per tutti dura vederla in queste condizioni. Ho scritto il mio racconto e creato questo sito per me, per le nostre famiglie e per tutti quelli che hanno condiviso con noi il periodo in cui Vetreta era al suo massimo splendore. Il mio è un tentativo di far ricordare a chi ha già visto e di far conoscere a chi non sa, l’importanza di questo posticino bello e tranquillo a due passi dal paese, e che certamente non merita l’attuale situazione.